[Contaminazione di:] Robert de Boron, Merlin e Prophecies de Merlin (vedi Nota).

Lingua: Francese

Edizione: Robert de Boron, Merlin, ed. critica a c. di A. Micha, Paris-Genève, Droz, 1980; L. A. Paton, Les Prophecies de Merlin edited from ms. 593 in the Bibliothèque municipale of Rennes, New York-London, Oxford University Press, 1926-1927, 2 voll.; Les Prophesies de Merlin (Cod. Bodmer 116), a c. di A. Berthelot, Cologny-Genève, 1992 (vedi Nota).

Abbr. TLIO: Prophecies, [CAP.]


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[GNC] Paolino Pieri, Merlino (ed. Cursietti), p. 1310-a. 1330 (fior.)
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Sanesi, che per primo ha pubblicato il Merlino del Pieri, è stato anche il primo ad occuparsi del rapporto tra il testo tosc. e la tradizione veneta da un lato e quella francese dall’altro (dimostrando l’indipendenza dei due rami italiani); Sanesi avanzò l’ipotesi che la versione del Pieri derivasse da una redazione del Merlino preboroniana (cfr. La Storia di Merlino di Paolino Pieri, a c. di I. Sanesi, Bergamo, Istituto Italiano d’Arti Grafiche, 1898, pp. lxxii-xci).

Tale ipotesi è stata smentita da Gardner (The Arthurian Legend in Italian Literature, London-New York, Dent-Dutton, 1930); dato che verso la fine del XIII sec. Merlin e Prophecies «vennero ad attrarsi per formare un unico romanzo in cui al testo boroniano venivano semplicemente ad aggiungersi in un primo momento, e poi a intercalarsi in maniera più complessa ed elaborata, le predizioni» (Cursietti, p.xii), probabilmente le differenze rispetto al Merlin saranno da imputarsi ad una redazione posteriore al testo boroniano, già ampliata e rielaborata (cfr. Cursietti, p. xiii e, per l’indicazione dei codd. francesi in cui è presente la giustapposizione o la frammistione dei due testi, cfr. D. Delcorno Branca, Appunti su Merlino, in Ead., Tristano e Lancillotto in Italia. Studi di letteratura arturiana, Ravenna, Longo Editore, 1998, pp. 77-97 [già Appunti sui romanzi di Merlino in Italia fra Tre e Quattrocento, «Schede Umanistiche», n.s., 1993, n.1.], a p. 81). Il traduttore inoltre è intervenuto in maniera pesante nell’organizzazione del materiale «ancora grezzo e passibile di sistemazione, non avendo ancora assunto una forma definitiva e consacrata dalla tradizione» (Cursietti, p. xiv).

Per quanto riguarda le Profezie, Cursietti, rileva che «fra i manoscritti contenenti le Prophecies, uno in particolare, fr. 15211 (Suppl. fr. 683) della Bibliothèque Nationale di Parigi, presenta una versione abbreviata del testo e una struttura [...] molto vicina a quella del volgarizzamento toscano» (p. xiv).