Le livre de Sidrac

Lingua: Francese

Edizione: Sydrac Le Philosophe. Le Livre De La Fontaine De Toutes Sciences, Edition Des Enzyklopadischen Lehrdialogs Aus Dem XIII. Jahrhundert, herausgegeben von Ernstpeter Ruhe, Wiesbaden, Reichert Verlag, 2000.

Nota: Su genesi, fonte e datazione del testo francese, cfr. Ch.-V. Langlois, La vie en France au Moyen-Âge, III, Paris, Hachette, 1927 [Genève, Slaktine repr., 1981].


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[GNE] Libro di Sidrach, a. 1383 (fior.)
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A causa della natura del testo e della sua complicata trasmissione, rimane difficile stabilire rapporti puntuali con una ben precisa redazione francese (si tenga inoltre presente che manca un’edizione critica del Sidrac italiano). Il Bartoli basa la sua edizione sul Laur. Pl. LXI.7, e cita, tra i testimoni consultati e utilizzati ai fini dell’edizione, pure il francese Ricc. 2758 (su cui cfr. M. Piccat, La versione del libro di Sidrac del ms. Riccardiano 2758, Genova, Erga, 1990), sottolineando come «in Italia si scrivesse e si copiasse il francese nei secoli XIII e XIV» (p. XXIII).

Va tuttavia tenuto in conto che – come osservato da P. Bianchi De Vecchi, Un frammento toscano inedito del Libro di Sidrac, «Contributi di Filologia dell’Italia mediana», IV (1990), pp. 73-118, a p. 76 – nei suoi raffronti con altri testimoni italiani, l’editore confonde puntualmente il Ricc. 1475 con il Ricc. 1930. Si rimanda a Bianchi De Vecchi, Un frammento per un censimento completo dei testimoni italiani del Sidrac (seguito dalla pubblicazione di un frammento conservato presso l’Archivio del Sodalizio Fortebracci di Perugia) e per le conclusioni sulle difficoltà di un’edizione critica del testo.

Probabilmente solo un accurato studio dei singoli codici (e la pubblicazione di altre redazioni) potrà fornire indicazioni più precise sui rapporti con il testo francese, anche se – come osservato da O. Parlangeli, Appunti per un’edizione del “Libro di Sidrac”, in Actes du Xe congrés international de linguistique et philologie romanes (Strasbourg, 1962), vol. II, Paris 1965, pp. 553-562 – il vantaggio maggiore che potrà trarsi da un attento spoglio dei mss. italiani, sarà quello di «dare buoni frutti per la storia dei dialetti italiani» (p. 562).