Cicerone, De inventione (capp.1-17) e commento Ars rethorice
Il commento al testo ciceroniano, oltre a trarre spunto dalla Summa dictaminis di Guido da Faba, dalla Rethorica novissima di Boncompagno da Signa e dal Candelabrum di Bene da Firenze, adoperò anche una parafrasi latina «alla Rethorica vetus da cui trasse alcune fra le auctoritates che [...] si ammisero dotti, e direttamente fruiti, tibicini al suo commento [...] e, a blocchi e a spezzoni, con vario adattamento, la più parte dei materiali di cui ebbe a giovarsi nella confezione della Rettorica» (G. C. Alessio, Brunetto Latini e Cicerone (e i dettatori), «Italia Medioevale e Umanistica», XXII (1979), pp. 123-169, alle pp. 123-124).
Essendoci giunto mutilo il commento latino, è possibile un raffronto del testo di Brunetto solo fino a Rettorica I, 26, 3 (cfr. Alessio, Brunetto e Cicerone, p. 124). Si rimanda ancora ad Alessio, Brunetto e Cicerone, pp. 160 sgg. per raffronti con altre fonti.