Bartolomeo Anglico, De proprietatibus rerum; Onorio di Autun, De imagine mundi (l. I).

Lingua: Latino

Edizione: Bartholomaeus Anglicus, De rerum Proprietatibus, Unveränderter Nachdruck der Ausgabe Frankfurt, 1601, Frankfurt a. M., Minerva, 1964. - 4 voll. [e cfr. Ghinassi, pp. 28-68 (colonna sin.)]; per i libri I-IV e XVII, v. Bartholomaeus Anglicus, De proprietatibus rerum, volume I: Introduction générale, Prohemium et Libri I-IV, curr. Baudouin Van den Abeele, Heinz Meyer, Michael W. Twomey, Bernd Roling, R. James Long; volume VI: Liber XVII, cur. Iolanda Ventura, Turnhout, Brepols, 2007, pp. x-242.
Onorio di Autun, De imagine mundi libri tres, PL, CLXXII, 1895, coll. 121-188 [libro I, coll. 121-146].

Abbr. TLIO: Bart. Anglico, [LIBRO], [n. cap.]


Volgarizzamenti nella BTV

[VE] Belcalzer (ed. Ghinassi), 1299/1309 (mant.)
Apri nella BTV

Del volgarizzamento abbiamo l'originale di dedica, conservato dal ms. Add. 8785 della British Library, l'esemplare offerto al signore di Mantova Guido Bonacolsi, di cui manca ancora l'edizione integrale.

Ghinassi pubblica solo la tavola delle rubriche dei capitoli o, in loro assenza, gli incipit (pp. 28-68), il prologo e pochi brani (pp. 163-72), mentre estratti più ampi possono leggersi in V. Cian, Vivaldo Belcalzer e l'enciclopedismo italiano delle origini, GSLI, suppl. 5, 1902, pp. 166-91, ma in trascrizione inaffidabile (cfr. Ghinassi, p. 19, n. 2), e in D. E. Rhodes, Vivaldo Belcalzer and the Mantuan Dialect in the Early Fourteenth Century. A Study of British Museum Ms. Add. 8785 with an Edition of Books I, II, and XV, University of London, 1956 (tesi di dottorato inedita).

È attualmente in corso di allestimento l'edizione completa, a cura di R. Casapullo e di alcuni suoi allievi, e nell'ambito delle ricerche finalizzate a tale edizione sono state pubblicate ampie parti di testo. Cfr., in particolare, R. Casapullo e M. R. Policardo, Tecniche della divulgazione scientifica nel volgarizzamento mantovano del «De proprietatibus rerum» di Bartolomeo Anglico, «Lingua e Stile», XXXVIII (2), 2003, pp. 139-76, con stralci dal prologo e dai libri VII, XII, XVII (questo già pubblicato in M. R. Policardo, Il «De proprietatibus rerum» di Bartolomeo Anglico volgarizzato da Vivaldo Belcalzer: l'erbario (libro XVII). Edizione e studio, tesi di laurea [rel. R. Casapullo, Università di Palermo, a.a. 1999-2000]), XVIII; e R. Casapullo, Il sistema dei connettivi in alcuni libri del volgarizzamento mantovano del De proprietatibus rerum di Bartolomeo Anglico, in SintAnt. La sintassi dell'italiano antico. Atti del Convegno internazionale di studi (Università "Roma Tre", 18-21 settembre 2002), a c. di M. Dardano, G. Frenguelli, Roma, Aracne, 2004, pp. 79-100, con sezioni di testo dai libri XVI e ancora VII, XVII e XVIII. Casapullo ha inoltre pubblicato l'inizio del libro IV del De proprietatibus rerum e la relativa versione mantovana in un'appendice a Segmentazione del testo e modalità d'uso delle enciclopedie tra latino e volgare, in Le parole della scienza. Scritture tecniche e scientifiche in volgare (secoli XIII-XV). Atti del Convegno (Lecce, 16-18 aprile 1999), a c. di R. Gualdo, Galatina, Congedo Editore, 2001, pp. 177-81, e finalmente i primi quattro libri in Vivaldo Belcalzer, Trattato di scienza universal. Vol. I: Libri I-IV, a c. di R. Casapullo, Alessandria, Edizioni dell'Orso, 2010. Nei primi due studi i fenomeni linguistici, di sintassi e di lessico, del testo mantovano, sono indagati in relazione all'originale latino. In Casapullo - Policardo, Tecniche della divulgazione, cit. vengono analizzate nella prima parte (par. 2, pp. 142-60) «le modalità che presiedono alla selezione e alla riorganizzazione delle informazioni nel testo volgare» (p. 141), e nella seconda (par. 3, pp. 161-76) «le relazioni fra il lessico latino e quello volgare nel libro XVII» (p. 141).

Dalla prima indagine emerge che la prosa del volgarizzamento mantiene la struttura descrittiva e la progressione per blocchi testuali del testo latino, ma muta «la gerarchia secondo la quale sono organizzate le informazioni» (p. 147), di fatto smantellandola e affidando la continuità tematica ad una «generica pertinenza delle informazioni con l'argomento generale del libro» (p. 159). Il volgarizzatore tende ad abbreviare, se non a tralasciare, «le descrizioni dettagliate delle cause, le liste eccessivamente lunghe di pareri autoriali, e [...] ogni spiegazione che ecceda un primo, generico livello espositivo» (p. 160), soprattutto laddove la fonte gli risulta meno perspicua.

L'analisi lessicale indaga l'ambito botanico e quello medico, dimostrando la «notevole versatilità del volgare mantovano adoperato dal Belcalzer» (p. 176); una massiccia eredità latineggiante (rilevabile soprattutto nei termini di ambito medico riguardanti la teoria degli umori: pp. 166-67) è affiancata da calchi grammaticali (specie per tradurre i diversi prefissi latini: pp. 173-74) e adattamenti ad un volgare scientifico già maturo (p. 175).

In Casapullo, Il sistema dei connettivi, cit., l'analisi dimostra come nel passaggio dal latino al volgare vi sia un generale processo di semplificazione dei connettivi, per giungere a un discorso «articolato in maniera tendenzialmente lineare e giustappositiva» (p. 82). Tale semplificazione è dovuta a «una traduzione dei quadri espositivi di matrice scolastica in quelli blandamente ipotattici e seriali tipici di una mentalità notarile» (p. 99), che conferisce al testo «il tipico ordinamento sequenziale, la struttura salda, ma anche tendenzialmente giustappositiva, dei testi di tipo pratico» (p. 100).

In Belcalzer, Trattato, cit., Casapullo torna sulle caratteristiche della prosa del volgarizzamento (v. Introduzione, pp. IX-LXIV), evidenziando come in esso i principi generali, le cause e gli esempi siano collocati «lungo una medesima linea gerarchica, con un effetto di schiacciamento della piramide informativa e sintattica tipica della prosa scolastica» (p. XXXIX) e come talvolta i tagli effettuati determinino «l'assenza, o la scarsezza, di articolazione sintattica nel testo d'arrivo» (p. XLIII). Determinante per la struttura testuale del trattato è la commistione con altri tipi di testo: «libri di ricette, bestiari, lapidari, erbari e thesauri pauperum fornirono senz'altro moduli sintattici e testuali che guidarono il Belcalzer nella riformulazione del proprio testo» (p. L).

Sui rapporti tra l'originale e il testo mantovano si veda anche quanto osservava già Ghinassi, che - dopo aver riconosciuto a Cian il merito di aver rilevato «per primo che il trattato [...] è [...] volgarizzamento e, spesso, compendio» del De proprietatibus rerum (p. 26) - in un saggio di confronto lessicale (pp. 68-72) osservava che «il taglio è in genere preferito alla parafrasi divulgativa» (p. 68), e che i «tentativi di calco [...] denunciano l’impegno di riassorbire, per quanto è possibile, nel volgare le nozioni del lessico latino. Ma il volgarizzatore deve accorgersi che la sua lingua è mal disposta a tollerarli, e preferisce in genere rivolgersi alle più facili e sicure perifrasi verbali» (p. 69).

Per quanto riguarda il testo dell'Anglico si veda H. Meyer, Die Enzyklopädie des Bartholomäus Anglicus. Untersuchungen zur Überlieferungs- und Rezeptionsgeschichte von "De proprietatibus rerum", München, W. Fink, 2000, con un'ampia ricognizione della tradizione, compresi i volgarizzamenti. La tavola delle rubriche latine trascritta in Ghinassi, pp. 28-68 riproduce «l’indice, che si trova nelle prime carte (5v-12) del codice stesso di Vivaldo e che dovrebbe derivare direttamente dall’antigrafo latino del volgarizzamento» (Ghinassi, p. 28). Sui rapporti tra il detto indice e l'articolazione del testo volgare, nonché per un confronto tra la suddivisione della materia nell'originale e nella versione mantovana, cfr. Casapullo, Segmentazione, cit., in partic. pp. 163-72.

Si rimanda invece a Belcalzer, Trattato, cit., Nota al testo (pp. LXV-CXX), per un tentativo di ricostruzione del ms. latino da cui dipenderebbe il testo mantovano; isolata una parte della tradizione del De proprietatibus rerum (DPR) in cui la materia è divisa in 13 libri, a fronte dei 19 dell'edizione standard, e un'altra parte che invece conta 20 libri, ed effettuati vari raffronti col testo del ms. londinese, Casapullo arriva a formulare due ipotesi, considerandole entrambe verosimili: «la prima: il ms. latino sul quale il Belcalzer condusse la traduzione era imparentato a uno dei testimoni della redazione DPR20, ma conteneva (e forse accolse per contaminazione) un maggior numero di lezioni provenienti da DPR13 [...]; la seconda: il Belcalzer ebbe a disposizione due manoscritti, uno simile a DPR20, ma con un maggior numero di lezioni provenienti da DPR13, e un altro appartenente alla redazione standard in diciannove libri» (p. CXVI).

La sezione finale del testo (a partire da c. 315) deriva dall’Imago mundi di Onorio, per cui cfr. Ghinassi, p. 27: «ciò che segue [scil. alla rubrica] è il primo libro dell’Imago mundi di Onorio d’Autun, alleggerito di diversi capitoli, ma per il resto tradotto abbastanza fedelmente». Il prologo invece, con la dedica al Bonacolsi, è di mano del volgarizzatore: sul significato della dedica, il senso culturale della scelta del testo dell'Anglico, e un parallellismo con la di poco più tarda versione francese per mano di Charles V. Jean Corbechon (entrambe le traduzioni prefigurerebbero «les idées de la Renaissance») cfr. M. Salvat, Science et pouvoir à Mantoue et à Paris au xiv.e siècle, in L'Encyclopédisme. Actes du Colloque de Caen, 12-16 janvier 1987, sous la direction de A. Becq, Paris, Aux amateurs de livres, 1991, pp.389-393 (citaz. a p. 393).